IZMade

“Non è da tutti fare progettazione e costruire tutto nello stesso luogo, dove ognuno è a conoscenza del lavoro e dei processi produttivi. Un tempo l’artigiano era sia chi ideava l’opera, sia chi la costruiva; con il tempo si è passati alla specializzazione e alla diversificazione dei compiti, c’è chi usa l’intelletto e chi le mani. Noi abbiamo rimesso insieme le diverse parti - quasi un ritorno al passato.
Assurdo definirlo innovativo, ma non è da tutti!”

Dopo la laurea in architettura, da un’associazione culturale basata su progettazione partecipata e autoprogettazione nell’ambito dello spazio pubblico, nasce IZMADE: con ancora l’anima dell’associazionismo e i valori della sostenibilità, un team di architetti e designer progettano e realizzano arredi, oggetti di design e allestimenti, promuovendo l’uso di materiali riciclabili, di recupero o scarti di lavoro industriale.

IzMade: come funziona?

Tra pranzi collettivi al tavolo di lavoro e un processo decisionale democratico, IZMADE si occupa di tutto: dalla fase di ideazione e progettazione, a quella di realizzazione, customizzazione e vendita, promuove l’utilizzo di tecniche e materiali innovativi ed eco-sostenibili. Ma come fanno a tenere insieme tutto? IZMADE è basato sull’ibridazione di varie professionalità: un solo vetro divide il lavoro d’ufficio e la parte produttiva, rendendo lo spazio una commistione tra progettazione intellettuale e laboratorio manuale. Ma non è solo questo: la sera e nei weekend IZMADE diventa un luogo di condivisione, mettendo a disposizione del pubblico spazi, attrezzature, materiali, ma soprattutto competenze. Il laboratorio – con la sua materioteca, una libreria con materiali diversi e legno dalle mille sfumature e texture – è il cuore dell’autoproduzione, dove riparare o imparare a realizzare qualcosa di proprio. IZMADE diventa IZLAB dove il loro Maker Space si apre a corsi di falegnameria, carpenteria, scultura, filatura rame, tornitura (e tanti altri!) ed eventi educativi sulla sostenibilità ambientale

Siamo andati a trovarli nel loro laboratorio, un ibrido tra uno studio di design e un’officina: in una ex fabbrica di cavi elettrici, IZMADE e altre realtà fanno dell’Ex-Incet un punto nevralgico di innovazione. Ma cosa rende questo spazio fulcro di idee e condivisione? 

“Non è da tutti fare progettazione e costruire tutto nello stesso luogo, dove ognuno è a conoscenza del lavoro e dei processi produttivi. Un tempo l’artigiano era sia chi ideava l’opera, sia chi la costruiva; con il tempo si è passati alla specializzazione e alla diversificazione dei compiti, c’è chi usa l’intelletto e chi le mani. Noi abbiamo rimesso insieme le diverse parti – quasi un ritorno al passato. Assurdo definirlo innovativo, ma non è da tutti!” 

Tra consegne a civici errati e tanti nuovi progetti in campo, il team non è mai fermo. E se nascesse un IZMADE in tutte le grandi città? “Nel nord Italia, la peggiore città dove insediare questo progetto è Torino” afferma Alessandro. Ma se qui è stato un successo, possono farlo ovunque!

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