Siamo andati a trovarli nel loro laboratorio, un ibrido tra uno studio di design e un’officina: in una ex fabbrica di cavi elettrici, IZMADE e altre realtà fanno dell’Ex-Incet un punto nevralgico di innovazione. Ma cosa rende questo spazio fulcro di idee e condivisione?
“Non è da tutti fare progettazione e costruire tutto nello stesso luogo, dove ognuno è a conoscenza del lavoro e dei processi produttivi. Un tempo l’artigiano era sia chi ideava l’opera, sia chi la costruiva; con il tempo si è passati alla specializzazione e alla diversificazione dei compiti, c’è chi usa l’intelletto e chi le mani. Noi abbiamo rimesso insieme le diverse parti – quasi un ritorno al passato. Assurdo definirlo innovativo, ma non è da tutti!”
Tra consegne a civici errati e tanti nuovi progetti in campo, il team non è mai fermo. E se nascesse un IZMADE in tutte le grandi città? “Nel nord Italia, la peggiore città dove insediare questo progetto è Torino” afferma Alessandro. Ma se qui è stato un successo, possono farlo ovunque!